Un ulivo. Pianta sacra, secolare, carica di simbolismi, originaria dell’Asia Minore, al centro della storia delle civiltà che si affacciano sul Mediterraneo. Non poteva esserci una scelta più giusta per commemorare il dott. Nebeel Khair, nato vicino a Betlemme, area di origine dell’ulivo, il primo medico in Sardegna a morire sul campo contro il Covid. Il suo Ordine Professionale ha fatto la scelta giusta.
Per ricordarlo non una via, una piazza, un giardino, ma un ulivo, pianta che unisce il luogo di nascita di Nabeel, la sua lotta per la causa palestinese, alla terra di Sardegna dove è scomparso, in trincea nella lotta contro il Covid. E’ il primo medico di famiglia a morire in Sardegna per il Covid “Caduto per il Covid 19 nell’esercizio della sua professione”, si legge sulla targa sotto l’ulivo battezzato ieri “Ulivo di Nabeel”.
La Regione, presente alla cerimonia con l’assessore alla Sanità Mario Nieddu, ha espresso parole di grande apprezzamento: “Non l’ho conosciuto personalmente, ma era un bravo medico, apprezzato per le sue doti professionali e umane”. Nabeel Khari è scomparso a 62 anni lo scorso aprile. Era in servizio a Tonara, dopo essere stato guardia medica storica ad Aritrzo.
Pochi, a causa delle restrizioni emergenziali, i rappresentanti della comunità palestinese in Sardegna presenti alla mesta cerimonia fra cui la sua giovane collega di origine giordana Amneh Al Omary che così l’ha ricordato “Mi ha insegnato tante cose. Mi ha insegnato soprattutto che il paziente non è un corpo a cui appoggiare uno stetoscopio, ma una persona che soffre. Perché lui aveva un cuore grande. Per me è un grande orgoglio sentire ancora le testimonianze dei suoi pazienti che raccontano qualche aneddoto su di lui. Sono segnali importanti.
Lui ha lasciato tracce indelebili sulla comunità”. Il Presidente dell’Ordine dei Medici, Raimondo Ibba, ha ricordato la figura del medico: “Siamo addolorati perché non è più con noi, ma quello che ha fatto rimane. Chi lo ha conosciuto non ha potuto fare a meno di apprezzarlo per il suo impegno. Un uomo che correva da una parte all’altra per le sue missioni, la cura dei pazienti e la causa palestinese”.
Un mazzo di rose rosse è stato posto ai piedi dell’Ulivo di Nabeel: l’amore per le sue due terre, Palestina e Sardegna, la passione messa al servizio dei suoi malati, sostenuti e curati con professionalità e umanità. L’ulivo secolare conserverà la memoria, il ricordo di Nabeel.