Appello accorato per salvare il comparto della ristorazione.
Confartigianato Sardegna a nome delle tremila realtà che contano oltre settemila dipendenti chiedono di anticipare la formula di vendita “take away” per garantire liquidità. Anche una settimana di anticipo può fare la differenza. “Si può fare, non aspettiamo la settimana prossima: prendiamo spunto da ciò che hanno fatto nelle altre Regioni. In qualche regione, come Toscana, Abruzzo e Veneto, queste imprese possono vendere i loro prodotti già da ieri mattina”, annunciano Antonio Matzutzi e Daniele Serra, presidente e segretario di Confartigianato Imprese Sardegna.
Per le attività artigiane della ristorazione della Sardegna, come gelaterie, pasticcerie, pizzerie, rosticcerie o altri servizi di ristorazione, anche se non è un ritorno alla piena normalità, rappresenta una ripresa dopo due mesi di buio. Le imprese artigiane che operano in questi settori, secondo recenti analisi dell’ufficio studi di Confartigianato Sardegna, su dati UnionCamere, sono ben 3.073: 1.430 le pasticcerie e le gelaterie, 1.643 quelle che si occupano di servizi di ristorazione e cibi da asporto. In tutto occupano circa 5.000 lavoratori fissi, e altri 2.000 mila stagionali, come nel caso delle gelaterie.
Tutti i mestieri artigiani della ristorazione, a causa delle disposizioni imposte dai decreti, da inizio marzo non hanno potuto effettuare la somministrazione dei loro prodotti e neanche vendere direttamente attraverso la modalità di semplice asporto dei prodotti. Per assicurare le necessarie garanzie sanitarie al consumatore, alle attività produttive è consentita la procedura per la vendita per asporto, che avviene tramite preventiva ordinazione online o telefonica e non presso l’esercizio, in modo che gli ingressi per il ritiro dei prodotti ordinati avvengano in modo dilazionato, impedendo di sostare all’interno dei locali più del tempo necessario alla consegna e al pagamento della merce.
“Da giorni riceviamo telefonate di artigiani della ristorazione che chiedono di far pressioni sulla regione – continuano Matzutzi e Serra – per consentire anche nell’Isola, almeno con la formula del ritiro in negozio, la vendita di tutte le loro produzioni. Anche un piccolo anticipo di una settimana, potrebbe sostenere tantissimo il settore, è in questo periodo che si concentra, data la sua forte stagionalità, il fatturato annuale. Il prolungarsi della chiusura, impedirebbe a queste attività il recupero dei danni che il settore sta subendo, con conseguente ingente perdita di posti di lavoro”.