Tra i primi nell’isola a liquidare il “bonus 800” della regione Sardegna portato avanti con un criterio di semplicità burocratica. Dei 120milioni di euro stanziati dalla regione, circa un milione e mezzo sono stati assegnati al comune di Alghero che ha aggiunto i 250mila euro dei Reis.
900 pratiche d’istruttoria già definite, 700 le pratiche già pagate, 720 mila euro il totale già liquidato alle famiglie algheresi tra le poche fortunate dell’isola.
Alghero non ha mai raggiunto il picco di trenta contagi contemporanei, la sua curva massima ha raggiunto il numero di 22 pazienti, quindi il suo indice di contagio RT è ben al di sotto dello 0,5 come richiesto, ma non ha ricevuto il via libera per la riapertura oggi 11 maggio.
“Se sui 377 comuni dell’isola circa 350 hanno scelto la strada della prudenza rinviando la valutazione delle aperture al 18 maggio una ragione c’è – spiega il primo cittadino Mario Conoci – Come sindaci il nostro dovere è tutelare la salute e l’incolumità di tutti i cittadini. Al momento abbiamo 2 soli positivi e 2 in sorveglianza attiva. Stiamo quindi vagliando anche con il professor Sotgiu le azioni da porre in atto affinché si possa proseguire la fase 2 in completa sicurezza. Questo perché riteniamo – prosegue – corretto non scaricare la responsabilità sugli operatori commerciali. E’ compito delle istituzioni mettere a disposizione delle attività e della cittadinanza dei protocolli di sicurezza cui uniformarsi. Dallo stato abbiamo invece ricevuto tante parole, pochi fatti e tanta confusione”, ha commentato amaro il sindaco.
Ancora non ufficiali ma ricche di dati contrastanti le misure da attuare all’interno dei bar e nella ristorazione. Si è parlato di 1 metro e mezzo, poi di quattro metri di distanza tra un tavolo ed un altro.
“La seconda ipotesi creerebbe non pochi problemi a numerose attività del territorio. Non tutti hanno gli spazi e non ovunque è possibile ampliare il suolo pubblico”.
Le norme di spostamento all’interno della regione produrranno i loro effetti tra 10-15 giorni, solo allora si capirà se siamo veramente in una fase 2 e ci siamo lasciati alle spalle l’aspetto critico sanitario del virus e potremmo lavorare a 360 gradi sulle criticità economiche che il Covid ha provocato.