Non poteva capitare giorno più significativo. Oggi 54° Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali è la prima domenica dall’inizio della pandemia in cui la chiesa riaccoglie tutti i suoi figli.
Prima domenica a messa nel giorno dell’Ascensione, con il peso di una giornata che a tutti i comunicatori impone una profonda riflessione: “Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria. (Es 10,2) La vita si fa storia”.
Il tema scelto da Papa Francesco il 24 gennaio, giorno di San Francesco di Sales patrono dei giornalisti, è un tema che più di altri lega la necessità di riprendere in mano il filo della narrazione imparando a guidare i lettori all’interno delle storie, lungo le vie della verità e della bontà. Ricordare l’importanza delle buone notizie, della non spettacolarizzazione, ritornare al dovere dell’informazione perché solo in questo modo possiamo costruire una storia reale che crei radici solide per il nostro futuro. “La vita si fa storia” è questo. Ogni giorno scriviamo le pagine dei nostri libri personali da lasciare ai posteri e contemporaneamente costruiamo il futuro e il passato dei nostri popoli, perché il passato si crea e si modifica anche sulla base di come è stato raccontato .
“Le storie di ogni tempo hanno un “telaio” comune – scrive Papa Bergoglio nella sua lettera per questa giornata – la struttura prevede degli “eroi”, anche quotidiani, che per inseguire un sogno affrontano situazioni difficili, combattono il male sospinti da una forza che li rende coraggiosi, quella dell’amore. Immergendoci nelle storie, possiamo ritrovare motivazioni eroiche per affrontare le sfide della vita”.
Ed è di queste sfide e dell’importanza di una buona narrazione che questa mattina 16 giovani giornalisti della stampa cattolica parleranno con il Santo Padre sulla pagina facebook dell’UCSI. Il video sarà poi disponibile su www.ucsi.it
“Desidero dedicare il Messaggio di quest’anno al tema della narrazione, perché credo che per non smarrirci abbiamo bisogno di respirare la verità delle storie buone: storie che edifichino, non che distruggano; storie che aiutino a ritrovare le radici e la forza per andare avanti insieme – spiega papa Francesco nell’apertura del suo messaggio disponibile in allegato – Nella confusione delle voci e dei messaggi che ci circondano, abbiamo bisogno di una narrazione umana, che ci parli di noi e del bello che ci abita. Una narrazione che sappia guardare il mondo e gli eventi con tenerezza; che racconti il nostro essere parte di un tessuto vivo; che riveli l’intreccio dei fili coi quali siamo collegati gli uni agli altri”.
Il distanziamento fisico che questo tempo ci impone non è un distanziamento sociale perché si può continuare a fare rete e costruire storie per dare vita ad un futuro e un passato che tracci un percorso lontano dalla falsificazioni, pazienza e discernimento, “storie che riportino alla luce la verità di quel che siamo, anche nell’eroicità ignorata del quotidiano”. Questo è necessario fare, questo il dovere dei comunicatori.