“Le piccole opportunità sono spesso l’inizio di grandi imprese”. È con la frase di Demostene che Salviamo la costa di Golfo Aranci dà il via a questa seconda parte di confronto, con l’intento di informare in modo trasparente i cittadini e fare chiarezza sulla vicenda. L’ormai conosciutissimo comitato, infatti, non demorde e continua a vigilare su alcuni fondamentali temi che recano grande preoccupazione nella cittadinanza della meravigliosa Golfo Aranci.
A seguito della richiesta, mai accolta, di un incontro pubblico con gli enti interessati sul tema della navi mercantili, il comitato, strumento di cittadinanza attiva e cosciente, ha deciso di provare a ragionare insieme, e pubblicamente, su quali opportunità offrirebbe un progetto tanto discusso come quello del Porto turistico.
Se nella prima parte sono state illustrate le questioni del Piano Regolatore Portuale, necessario per regolamentare questa fase e per lo sviluppo futuro di Golfo Aranci, in questa seconda parte l’attenzione si sposta sulle reali prospettive per lo sviluppo del turismo nautico attraverso l’analisi dei servizi richiesti, dell’impatto sul territorio, guardando ad un orizzonte competitivo su scala mediterranea-europea e non solo locale.
Esiste un progetto alternativo agli scali mercantili? Questa la prima domanda che Salviamo la costa di Golfo Aranci ha avanzato per farci comprendere al meglio un tema così delicato.
“L’Europa spinge sempre più i paesi costieri a consolidare nei cittadini, la consapevolezza sull’importanza del mare come risorsa – ha spiegato Salviamo la costa di Golfo Aranci –. L’obiettivo è quello di pensare il mare come elemento primario del territorio. La risorsa mare, oltre che come occasione per la balneazione, va intesa come comunicazione, storia e natura e può essere integrata con gli altri prodotti turistici. In questo contesto – prosegue il comitato spontaneo dei cittadini – i Porti sono chiamati non solo ad assumere il ruolo di “porte d’accesso” per l’entroterra ma anche quello di elementi strategici per l’accesso ai territori interni”.
Progettare un porto, infatti, significa legare indissolubilmente la terra al mare: esso diventa, al contempo, luogo di accoglienza e motivo di fruizione del paesaggio per il turista che giunge dal mare.
Non possiamo esimerci dal constatare i dati. I trend internazionali dimostrano una crescita del turismo nautico con una accelerata mutazione dei consumi da parte dei diportisti, ed è riconosciuto dalla Commissione Europea come uno dei pilastri per promuovere lo sviluppo del turismo sulle coste e per rivitalizzare le economie dei territori.
“Tuttavia – spiega il comitato – in Italia la prospettiva turistica è ancora troppo marginale a livello legislativo. La portualità turistica italiana rimane indietro rispetto alla concorrenza internazionale, mentre i porti sono troppo spesso “parcheggi” o mete esclusivamente stagionali. D’altra parte quando si sceglie la meta del viaggio oggi ci si accontenta sempre meno del solo “bel mare” che resta, però, un fattore primario della scelta, ma si seleziona sempre più l’approdo in base allo standard dei servizi”.
I servizi che vengono richiesti sono: accessibilità e accrescimento del portafoglio di prodotti offerti; qualità e formazione e, di conseguenza, professionalità e sicurezza; sistemi online di prenotazione e pagamento ormeggi; servizi di informazione e accoglienza in rete e in loco; servizi ambientali; personale formato e in grado di comunicare anche tramite le lingue straniere.
Ma quali azioni si rendono necessarie, a tal proposito? Questo è quello che suggerisce il comitato spontaneo: “Investire in infrastrutture; riorganizzare e riqualificare i tratti costieri urbanizzati migliorando le strutture e l’arredo dei centri costieri; incrementare la ricettività, le strutture ed i servizi per la nautica da diporto; intercettare i flussi turistici nei diversi periodi dell’anno e migliorare il posizionamento estendendo l’orizzonte competitivo su scala internazionale; rendere appetibili, accoglienti e fruibili i luoghi della sosta e della permanenza e rendere accessibili le aree dotate di servizi necessari all’accoglienza; incrementare e diversificare le occasioni di fruizione del mare. Inoltre, migliorare la fluidità del traffico lungo la costa prevedendo la realizzazione delle necessarie aree di parcheggio, fornite anche di servizi; riconvertire le aree dismesse lungo la costa rendendole occasioni di riordino paesistico ed urbanistico”.
Tutto questo può essere sostenibile, senza dimenticare le azioni di salvaguardia ambientale, soprattutto quando ci si trova in contesti geografici protetti o in siti di interesse comunitario come in questo caso. È necessario tutelare e valorizzare i tratti di costa (emersa e sommersa) con valore paesaggistico, naturalistico ed ambientale attraverso l’incentivo della protezione e della conoscenza delle aree di interesse naturalistico marine e terrestri; difendere il litorale dall’erosione marina ed eliminare, o ridurre, le attività a rischio di inquinamento come le discariche e così via. A tal proposito, in Europa si parla sempre più di nautica verde, eco-yachting, di barche green con riduzione dei consumi energetici e degli sprechi che rappresentano dei tentativi di sostenibilità nelle aree marine-portuali. Dunque, coraggio, competenza, studio, progettualità e lungimiranza – queste le parole chiave, senza le quali non è possibile intraprendere un percorso di sviluppo innovativo e sostenibile legato al mare e al suo porto.
Esiste un progetto che guarda a questi obiettivi? A che punto siamo? Esiste un progetto alternativo ai soli scali mercantili? Queste le domande che chiudono la seconda parte di confronto con Salviamo la costa di Golfo Aranci e che ci lasciano uno spunto di riflessione. “Continuiamo a richiedere apertura alla comunità e dibattito sui temi fondamentali e importanti per la crescita e lo sviluppo sostenibile del Paese e della sua comunità”, conclude il comitato.